TEATRO

Il 27 maggio
Al Carcano di Milano

Andrea Pezzi porta in scena Intelligenza Naturale, uno spettacolo racconto che esplora la complessa e appassionante interazione tra tecnologia e umanità.  

“Mi piace chiamare Intelligenza Naturale ciò che dobbiamo coltivare per sopravvivere a questo tempo” (Andrea Pezzi)

FESTIVAL DELL'UMANO

L’11 ottobre
Presso la sede MINT di Milano

L’evento di punta della Community della Fondazione giunge alla sua V Edizione e dedica una giornata di incontro e confronto all’essere umano e al suo rapporto con il mondo. Il tema di quest’anno? L’Intelligenza, umana e artificiale, creativa e algoritmica.

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CONVERSAZIONI

Andrea Pezzi incontra…

Ugo Morelli, protagonista del secondo episodio di Conversazioni 2025, esplora la definizione di essere umano e il ruolo delle relazioni nei processi di individuazione del sé. Un viaggio tra scienza e filosofia per indagare ciò che ci rende autenticamente umani.  

UMANISTI

Nuovo episodio “I Saggi Orientali”

La seconda puntata di Umanisti è dedicata alle idee che hanno plasmato la spiritualità e la cultura dell’Estremo Oriente. Attraverso gli insegnamenti di tre figure influenti: Buddha, Lao Tze e Confucio, Andrea Pezzi rivela la connessione fra pensiero antico e umanesimo.

Fin dagli esordi del pensiero filosofico, l’identità umana è stata declinata in tre dimensioni concentriche: ontologia, etica, estetica.
Al centro, l’idea ontologica della persona, la ricerca della sua verità interiore. Subito oltre, la dimensione etica, ovvero la ricerca del buon rapporto con gli altri. Infine, la dimensione estetica, in cui finalmente cogliere il senso dell’esistenza come atto di bellezza. Del resto, le caratteristiche dell’Essere sono proprio tre: verobuonobello.
La tensione, a volte assoluta ed altre relativa, di quelle tre dimensioni caratterizza la cultura e la morale di ogni epoca umana.
Leggendo la storia dell’umanità emerge un «discorso», un «pulsare continuo» che accompagna tutte le epoche. Questa trama è tessuta per il tramite di quelle donne e quegli uomini che hanno saputo incarnare in pensieri e azioni il desiderio di comprendere se stessi, trovando nell’incontro con l’altro l’opportunità di realizzarsi. Questa nota di fondo è l’Umanesimo Perenne.
Si distingue dall’Umanesimo storico perché, in quel particolare fulgido momento della storia umana, la visione etica era assoluta, proprio come quella moderna. L’Umanesimo Perenne, invece, libero dal vincolo dogmatico delle religioni, si declina sotto forma di amore e rispetto delle diversità altrui e supera il bisogno di affermarsi come supremazia culturale di un popolo verso gli altri: non dobbiamo cercare di disegnare una società ideale, ma piuttosto diffondere una cultura di autentica interiorità, da cui soltanto possono evolvere le nostre società.

Nella società contemporanea, il concetto di leadership è cambiato in modo irreversibile. Non può più essere il carisma e la proiezione di un individuo verso il suo riferimento a spingere e stimolare l’evoluzione esistenziale. Il tempo dei Re o dei Padri Spirituali, dei Guru o dei più recenti motivatori carismatici di ogni sorta si è concluso con internet e con i social network. Viviamo nell’illusione di poter avere una opinione degna di nota e di poter infangare anche i migliori, sempre. Il concetto di individuo, nella sua accezione storica più suggestiva, non è più vendibile, non si può più parlare di umanesimo ricercandone il senso nella vita individuale di una persona, per quanto essa sia speciale o evoluta interiormente. Chi non coglie questo segno della “evoluzione culturale” farà fatica ad affermare una idea di uomo adeguata alle sfide di questo tempo. Oggi l’essere umano non può più assurgere a verità illuminata senza capire che è la verità della vita ad usare l’essere umano e non viceversa. Bisogna superare l’idea del saggio e aprirsi all’idea di una saggezza che usa i saggi, l’idea viva di una cultura che viaggia nella storia umana e che si incarna di tempo in tempo negli attimi di vita di quei viventi che la sanno ospitare facendosi strumento per la sua rivelazione. L’essere umano come strumento e mediatore di un pensiero perenne, questo va affermato. La vocazione ad ordinarsi per farsi mezzo della creazione in atto, questo va stimolato.
Questa visione culturale supera l’idea dell’individuo come padrone della propria vita per portarlo a contatto con il senso di trascendenza che è requisito necessario per la affermazione di un umanesimo nuovo. Definiamo questo umanesimo “perenne”, per sottolineare quanto lo stimolo offerto dalla cultura digitale sia accolto in pieno nella volontà di evolvere e centrare ancora più profondamente il pensiero eternamente vivo, presente in tutti i grandi umanisti della storia. Queste persone meravigliose e straordinarie non servono più come rivelazione ma ci servono come esempio per una rivelazione che è possibile a tutti, a partire dalla necessaria umiltà del conoscersi.

Lettera del Fondatore

Andrea Pezzi 
Fondatore & Presidente 

«Ho vissuto sin dagli albori la rivoluzione digitale. Ho fondato e fatto crescere aziende in questo settore spinto dal desiderio di comprenderne l’impatto sugli individui e sulla società, perché credo nella cultura quando è sorretta da un rapporto di reversibilità tra il pensiero e la vita quotidiana: il pensiero si fa azione e l’azione conferma l’identità del pensante, tanto nella dimensione interiore, quanto in quella storica. Faccio impresa digitale proprio perché, inquadrando il nostro tempo nella prospettiva della storia, la principale sfida dell’umanità si gioca oggi nel rapporto tra l’essere umano e la tecnologia. Dall’intelligenza artificiale fino ai computer quantici, tutto, nella nuova società digitale, ci stimola ad una ricerca sempre più profonda dell’identità umana per cogliere infine il senso dell’esistenza, del lavoro, della crescita, della collettività, del rispetto, della giustizia, della bellezza, dell’amore, della malattia e persino della morte. Del resto, dietro ogni norma che scriviamo, ogni organizzazione che produciamo, in ogni pensiero, ogni architettura, ogni moda e ogni costume sociale, c’è sempre un’idea di essere umano attorno a cui, spesso inconsapevolmente, costruiamo la realtà del mondo. Ho deciso di far nascere una Fondazione con il mio nome perché ho fondato la mia stessa vita su questa ricerca». 

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